venerdì 6 marzo 2020

Ultimo viaggio

Un vero vichingo era, innanzitutto, un lupo di mare. Buona parte della sua carriera trascorreva a bordo di una drakkar, le lunghe navi che gli consentivano di navigare i marosi oceanici e superare in manovrabilità e velocità le imbarcazioni nemiche.
Questa nave era vitale al sostentamento di un vichingo e della sua famiglia, tanto che il rapporto instaurato con essa in vita continuava anche nell’aldilà.
Buffo il modo in cui noi umani affrontiamo il “grande mistero”. I faraoni costruivano piramidi, i capi vichinghi si facevano seppellire con le loro barche: una sorta di bara estesa che conteneva oggetti comuni e preziosi che sarebbero tornati utili una volta aperti gli occhi al di là dell’orizzonte.
Spesso si trattava di barche ornamentali, progettate e costruite con il preciso e unico scopo di accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio. A queste sepolture dobbiamo buona parte dei reperti di navi vichinghe giunte ai giorni nostri.
Nella religione norrena, i guerrieri più valorosi venivano ammessi nelle sale del Valhalla, un regno immerso nella gloria eterna e in grandi festeggiamenti. Lì, eroiche battaglie si susseguivano a tavole imbandite con leccornie di ogni specie e fiumi di birra e idromele, le Eddur degli Skald allietavano e ispiravano gli animi e, ovviamente, meravigliose e procaci fanciulle si preoccupavano di scacciare il gelo della notte dai cuori degli uomini.
Le navi-sarcofago non erano però appannaggio dei soli uomini, anzi: abbiamo testimonianza archeologica di donne eminenti che ebbero l’onore di ricevere questo tipo di sepoltura.
Al pari degli antichi faraoni, che usavano tumulare i loro schiavi per servirsene nell’aldilà, le sepolture navali potevano avvenire in maniera feroce e spettacolare: il defunto veniva cerimoniosamente adagiato sul ponte e circondato dai suoi beni terreni, tra cui i suoi schiavi. Quindi, a un segnale convenuto, frecce infuocate piovevano sulla nave cosparsa di materiale infiammabile, e il tutto ardeva nel giro di pochi minuti.


Se non avete mai visto una nave vichinga dal vivo, consiglio di visitare il Museo delle Navi Vichinghe di Oslo, in Norvegia: vi aiuterà a scoprire quel portento tecnologico che erano le lunghe navi.
Per chi cercasse un’esperienza più forte, invece, suggerisco il festival vichingo di Up Helly Aa che si tiene ogni anno sulle Isole Shetland (nord-est della Scozia). Avendo lavorato per un certo periodo a Lerwik, vi garantisco che il festival merita davvero una visita: paesaggi mozzafiato, costumi e rievocazione storica fantastici e, ciliegina sulla torta, una perfetta replica di una lunga nave vichinga cui viene appiccato il fuoco al culmine delle celebrazioni (per fortuna senza nessuno a bordo!).

tratto dal libro
di Jason R. Forbus

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