sabato 17 ottobre 2020

Vichinghe

brano tratto dal libro Vichinghi. tra storia e leggenda

Scavi archeologici quali la tomba a camera di Birka Bj.581[1] si sono prestati, grazie a recenti studi genomici, a sensazionali rivelazioni: i resti che per oltre un secolo si erano attribuiti a un guerriero vichingo di alto rango si sono rivelati appartenere a una donna[2].

Questa scoperta, sostengono gli autori dello studio, riscrive il ruolo della donna in epoca vichinga: non più solo guardiane del focolare domestico, ma anche guerriere. L’argomentazione è ampiamente sostenuta dal crescente movimento eteno, particolarmente negli Stati Uniti da dove si è oramai diffusa anche in Europa.

Unitamente a racconti leggendari e mitici di provenienza germanica e norrena e alle menzioni riportate di seguito in questo capitolo, Bj.581 proverebbe l’esistenza delle Shield Maiden, inglese per ‘Fanciulle dello Scudo’. La tesi è supportata da pop culture, media tradizionali e non, dal popolo eteno e da strategie aziendali che vedono nello studio di Hedenstierna-Jonson nuove opportunità commerciali nell’ambito di una narrativa di forte tendenza.


Bozza della tomba Bj. 581 di Hjalmar Stolpe in Birka, Svezia, pubblicato nel 1889

In ambito storico, invece, l’esistenza delle Shield Maiden è molto dibattuta. Studiosi come Neil Price[3] ne sostengono l’esistenza, altri come la storica specializzata in studi vichinghi Judith Jesch afferma che la mancanza di prove concrete e diffuse sull’esistenza di donne guerriere addestrate o regolari non può di fatto confermarne l’esistenza[4].

Esistono poche attestazioni storiche in merito a donne guerriere in epoca vichinga. Lo storico bizantino Ioannes Scylitzes[5] fa menzione di donne che combatterono nelle fila di Sviatoslav I di Kiev contro i bizantini in Bulgaria nel 971[6]. A seguito dell’assedio di Dorostolon, invece, i vincitori rimasero sbalorditi nello scoprire cadaveri di donne armate tra i caduti variaghi[7].

Si narra poi che a Vinland, la sorellastra incinta di Leif Erikson, Freydís Eiríksdóttir, impugnò una spada e, a petto nudo, mise in fuga gli assalitori Skræling[8]. Questo episodio è raccontato nella saga della Groenlandia, che non si riferisce esplicitamente a Freyd come a una fanciulla dello scudo[9].

Saxo Grammaticus[10] ci fornisce forse la migliore menzione storica di Shield Maiden. Riferendosi alla battaglia di Brávellir nell'anno 750, ben quattrocento anni prima della sua nascita e quindi da prendere con la dovuta cautela, scrive:

Ora fuori dalla città di Sle, sotto i capitani Hetha e Wisna, con Hakon Cut-cheek arrivò Tummi il Velaio. A questi capitani, che avevano corpi di donne, la natura aveva conferito anime di uomini.

È opinione dello scrivente che, ad oggi, non esistano sufficienti prove a supporto della tesi di donne guerriere regolarmente addestrate e impiegate in raid vichinghi. Inoltre, il dibattito in materia è purtroppo inquinato da una forte bias che non consente una esposizione oggettiva dei fatti. Quando si cerca di incanalare determinate scoperte verso una narrativa precostruita, al pari di quanto fatto da archeologi di stato nello stato di Israele, il rischio è di lasciare la scienza a favore del dogma e di una concezione romantica della storia. Il mio auspicio è che si persegua maggiore e libera ricerca in materia, possibilmente lontano dai riflettori della pop culture americana.

Che cosa sappiamo, allora, di oggettivo sulla società norrena in epoca medievale?

Al pari di quanto avveniva nel resto d’Europa, era una società dominata dagli uomini. Uomini e donne erano tenuti a rispettare determinati comportamenti: guai per un uomo ad avere la passione per l’uncinetto, o per una donna anche il solo pensare di prendere parte a un’incursione. Le donne partecipavano a esplorazioni e viaggi di colonizzazione, come effettivamente accadde in Groenlandia, Islanda e Vinland, ma sempre in qualità di mogli, procreatrici e custodi del focolare domestico. Come detto sopra, sappiamo che in alcuni episodi impugnarono le armi: la storia di ogni popolo e in ogni epoca è ovviamente ricca di casi in cui donne, vecchi e bambini difesero la propria terra e la propria causa anche con le armi.

Il cross-gender era ostracizzato tra i vichinghi, come si evince dal codice legislativo medievale dell’Islanda, il Grágás (K 254), che arrivava a proibire alle donne di indossare abiti maschili, tagliarsi i capelli e ovviamente portare armi. Le donne erano inoltre sotto l’autorità del marito o del padre e godevano di una libertà limitata nella disposizione delle proprietà. Erano escluse dalla maggior parte delle attività politiche o governative, non potevano essere goði (capi) o giudici, testimoniare in un processo o parlare nelle þing (assemblee).

Al tempo stesso, le donne norrene godevano di un rispetto e una libertà maggiore rispetto alle donne europee di quel periodo. Gestivano, per esempio, le finanze della famiglia e la fattoria in assenza del consorte. Potevano inoltre chiedere il divorzio e, se vedove, ereditare la proprietà, con alcuni limiti. Ultimo ma non per importanza, la legge le proteggeva da una vasta gamma di attenzioni indesiderate: il Grágás (K 155) elenca sanzioni per reati che vanno dal bacio al rapporto sessuale non consenziente.

In conclusione, a prescindere da una Arcadia presunta o reale, come dimostreranno future ricerche corroborate da prove tangibili, è certo che le donne norrene avevano alcune libertà che le controparti europee neppure si immaginavano, oltre naturalmente a dimostrare grande coraggio di fronte alle avversità di un clima ostile.



[1] La tomba fu scoperta nel 1878 in Svezia, presso il villaggio di Birka sull’isola di Björkö.. L’isola, che è situata in mezzo al lago Mälaren, a poca distanza da Stoccolma, rappresentò durante l’epoca vichinga un importante snodo commerciale tra Scandinavia, Europa centrale e orientale e Oriente.

[2] A female Viking warrior confirmed by genomics, Hedenstierna-Jonson et al 2017.

[3] Secrets of the Vikings: Shield Maidens, www.history.com. Archiviato dall’originale il 25 gennaio 2016.

[4] Viking women, warriors, and valkyries. blog.britishmuseum.org. Archiviato dall’originale il 3 marzo 2016.

[5] Nato intorno al 1040, morto dopo il 1101. Conosciamo poco della sua vita ad eccezione delle sue opere, su tutte lo Skyllitzes Matritensis.

[6] Harrison, D. & Svensson, K. (2007). Vikingaliv. Fälth & Hässler, Värnamo. ISBN 978-91-27-35725-9. p. 71

[7] Ibid.

[8] Nome che i vichinghi groenlandesi utilizzarono per indicare le genti che incontrarono in America del Nord e Groenlandia.

[9] Thorsson, Ö. (Ed.) The Sagas of the Icelanders. Penguin Books, 1997.

[10] Segretario o impiegato di Absalon, Arcivescovo di Lund visse tra il 1160 e il 1220. Fu autore delle Gesta Danorum, la prima storia completa della Danimarca, da cui deriva la leggenda di Amleto che avrebbe in seguito ispirato l’omonima opera di Shakespeare


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