martedì 17 luglio 2018

Il ricordo del mare

Uno dei (tanti) posti da cui noi ragazzini SOS (Senza Ombrellone allo Stabilimento) amavamo tuffarci è un molo dietro il campo di calcio alla Piaja di Gaeta. Scarpe di ginnastica ai piedi per risalire gli scogli e camminare su pietre aguzze e tra rovi spinosi, è in questo posto che ho imparato a nuotare tra gli 8 e i 10 anni. 
Ci sono tornato stasera dopo un quarto di secolo: la cosa che mi ha sorpreso di più non è il generale stato di abbandono in cui riversa il molo, né le pedane che il genio di un intraprendente diportista ha trasformato in una passerella privata; quello che mi ha sorpreso veramente è stato ritrovare gli stessi, logori copertoni di camion ancora lì, appesi in eterno bilico tra il molo e il mare. Per noi erano un appiglio grazie al quale risalire velocemente sul molo e tuffarci in acqua senza dover fare il giro lungo, a costo anche di qualche piccolo taglio.
Qualche volta raccoglievamo le cozze tra i pilastri del molo, magari per rivenderle con successo al mercato del pesce... ci si ingegnava in mille modi!


C'è l'orma del mio piede
impressa lì sullo scoglio.

A ben guardare
è la stessa
che da quella mia età 
increspa
il ricordo del mare.


di Jason R. Forbus









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