domenica 6 marzo 2011

Ishgrad il Senza Cuore

da il "Manuale del Perfetto Pellegrino"

«Sei senza cuore» gli disse la pioggia scrosciante.
«Io senza cuore? Ne ho quattro, ciascuno più ticchettante dell’altro. Se vuoi, puoi prenderne uno e assaggiarlo.»
«No» rispose la pioggia cadendo «mi basta il precipizio del cielo. È un cuore anche quello, un cuore di tenebra folle.»
Ishgrad accelerò il passo per sfuggire alla pioggia, ma le pozzanghere ostacolarono il suo cammino.
«Non passerai.»
«E perché mai?»
«Perché noi siamo il fango, i detriti del giorno passato che si accumulano ai bordi della tua vita. Noi siamo immortali come l’acqua che ci unisce. Noi siamo la X del brodo primordiale. Chi sei tu?»
«Sono un cercatore di verità. Sono un uomo dal nome strano, un uomo con un cappotto lacero e uno zaino pieno d’aria.»
L’uomo saltò le pozzanghere appena in tempo, prima che il canale di scolo le risucchiasse per sempre privandolo di quel traguardo. Quindi continuò per la strada di periferia, la strada biasimata dai potenti, vissuta dai reietti e dagli sciacalli.
La città dormiente, con i suoi lampioni di luce fioca e le sue porte chiuse, era un labirinto di sospiri proibiti. L’uomo bussò a una porta, e dopo molto attendere gli rispose una donna.
«Chi bussa a quest’ora della notte? Un vagabondo, senz’altro.»
«Mi compiaccio delle sue parole, madama. Sapete, molte volte mi hanno definito un uomo comune e dovete credermi, non esiste insulto peggiore al mondo.»
«Allora entrate, poiché i sognatori sono i benvenuti nella mia umile dimora.» E aprendo la porta. «Vi chiamerò vagabondo: posso?»

New York, foto di J.R. Forbus


La donna era poco più di una ragazza. Non magra ma nella media rispettosa. Ella lo trattò come un signore, inserendolo nell'anticamera che sempre precede la sala piena di cristalli e ceramiche, fragili simboli di una falsa ricchezza, quest'ultima nota come "soggiorno". Una volta fatto accomodare l’ospite sul divano, la donna aprì uno sportello tirandone fuori una polverosa bottiglia di cognac e due bicchierini opachi.
«Gradite, signor vagabondo?»
«Senz’altro, senz’altro. Un bicchiere pieno di polvere è un’offerta irrinunciabile: chissà se fra questi opachi disegni io non trovi la verità che cerco così angosciosamente?»
La donna gli porse il bicchiere e vi versò un goccio di cognac.
«In casa mia» disse maliziosamente «il cognac è il nettare dell’amore.»
«Mi dispiace interrompere i suoi piani, madama, ma ho votato il mio cuore alla verità.»
«Hai la gola piena di polvere, pellegrino. Bevi a fondo, brindiamo alla menzogna che acceca il mondo!»
I bicchieri tintinnarono. Ishgrad si bagnò le labbra di quel liquore e dei baci che la donna gli porgeva, ne bevve avidamente, per tutta la notte.
Quando sorse l’alba, le lasciò scritto un biglietto:
“Parto,’ diceva, ‘parlami nel vento, ti ascolterò.”

di Jason R. Forbus

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