Elizabeth Barrett Browning nacque a Durham il 6 marzo 1806, crescendo in una famiglia abbiente (il padre si era arricchito con le piantagioni di zucchero in Giamaica). Elizabeth dimostra sin da bambina un forte amore per la letteratura e la poesia, leggendo Milton, Dante e Shakespeare; a dodici anni scrive il suo primo poema epico.
Incisione di Elizabeth Barrett Browning realizzata da quadro a opera di Chappel nel 1872 |
Fra il 1832 e il 1837, un dissesto finanziario costringe la famiglia a cedere la tenuta di Malvern Hills e, dopo aver traslocato tre volte, stabilirsi a Londra. In questo stesso periodo Elizabeth soffre gravi problemi fisici che la renderanno invalida agli arti inferiori, costringendola a una vita di solitudine.
Conosce la celebrità nel 1844, quando i suoi Poems la consacreranno tra i principali scrittori del tempo. Il poeta Robert Browning scopre Elizabeth proprio leggendo questa opera e, dopo uno scambio epistolare e un incontro avvenuto nel 1845, i due si sposano a Firenze dove si erano trasferiti per fuggire al padre di lei, fortemente contrario alle nozze.
Nel 1850 viene edita la sua raccolta Sonnets from the Portuguese, forse la sua opera più nota.
In Italia, Elizabeth si interessa fortemente alla politica della penisola divenendo tra i principali intellettuali a sostenere l'Unità, cui fa riferimento il poema Mother and Poet qui tradotto. Il testo allude a Laura Savio, poetessa e patriota torinese i cui figli Alfredo (1838-1860) ed Emilio (1837-1861) morirono durante il Risorgimento. Si fa infatti riferimento all'Assedio di Ancona del 1815 e all'Assedio di Gaeta del 1860 in cui morirono entrambi i figli della Savio. Il poema fu pubblicato nel 1862 all'interno della raccolta Last Poems (1862) e quindi postumo alla morte di Elizabeth, avvenuta il 29 giugno del 1861 a seguito di un aggravamento delle sue condizioni di salute.
Le spoglie mortali di Elizabeth Barrett Browning sono custodite presso il Cimitero degli Inglesi di Firenze.
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Il sarcofago di E. B. B. ideato da Lord Leighton. |
La Madre e il Poeta
di Elizabeth Barrett Browning
traduzione di Jason R. Forbus
I.
Morti! Uno fucilato sul mare d’oriente,
l’altro fucilato sul mare d’occidente.
Morti! entrambi i miei ragazzi! Quando siederete alla festa
E vorrete una grande canzone per l'Italia libera,
Che nessuno guardi me!
II.
Eppure ero una poetessa appena l'anno scorso,
E brava nella mia arte, per una donna – dicevano gli uomini;
Ma questa donna, proprio lei, qui agonizzante,
— Il mare d'oriente e il mare d'occidente rimano nella sua testa
Per sempre.
III.
In quale arte può essere brava una donna? Oh, vanitosa!
In che arte è brava se non a farsi male al seno
Con i denti da latte dei bambini, sorridendo per il dolore?
Ah figlioli, quanto male facevate! succhiavate con forza,
E io fiera dell’impresa.
IV.
Quale arte è buona per una donna? Tenere in grembo
Entrambi i suoi gioielli! Sentirne le braccia intorno al collo,
Avvinghiate, strangolando un pochino! cucire per gradi
E ricamare i lunghi pigiamini e il cappottino pulito;
Sognare e fare.
V.
Insegnar loro... È là che punge! Ho loro dato
Chiara la pronuncia di Nazione. Ho insegnato loro, senza dubbio,
Che Nazione è cosa per cui gli uomini dovrebbero morire, all’occorrenza.
Ho parlato di libertà, diritti e del
Tiranno cacciato.
VI.
E quando i loro occhi lampeggiavano... O miei begli occhi! ...
Esultavo; anzi, che si presentassero ai cilindri
Delle pistole, senza negarsi. Ma poi lo stupore
Quando si resta soli! Poi si piange, ci si inginocchia!
Dio, come si sente la casa!
VII.
All'inizio arrivarono buone notizie, in lettere colme di gioia
Con i miei baci, — di vita da campo e gloria, e come
Entrambi mi amavano; presto sarebbero tornati a casa per essere viziati
In cambio scacciando le mosche dalla mia fronte
Con i loro verdi rami di alloro.
VIII.
Poi fu il trionfo a Torino: Ancona era libera!
E qualcuno emerse dal giubilo in strada,
La faccia bianca come il marmo, per dirmi qualcosa.
Il mio Guido era morto! caddi ai suoi piedi,
Mentre in strada festeggiavano.
IX.
L'ho sopportato; gli amici mi hanno calmata; il mio dolore sembrava sublime
Come il riscatto dell'Italia. Uno di quei ragazzi è rimasto
Perché alle sue spalle e al suo fianco ricordassimo il momento
In cui il primo divenne immortale, mentre entrambi ci sforzavamo
Di raggiungerne l’altezza.
X.
E le lettere ancora arrivavano, più corte, più tristi, più forti,
Ora scritte da una mano sola, non dovevo svenire, -
Uno mi amava per due - sarebbe stato con me tra non molto:
E Viva l'Italia! —il nostro santo è morto per essa
E vieta ogni nostro lamento.
XI.
Il mio Nanni aggiungeva, era al sicuro e consapevole
Di una presenza a deviare i proiettili, — era certo
Fosse Guido, lui sapeva cos’ero in grado di sopportare,
E come fosse impossibile, ormai svuotata,
Vivere per altro.
XII.
Sul quale, senza sosta, sulla linea del telegrafo
Senza intoppi giunsero le nuove da Gaeta: — Colpito.
Dillo a sua madre. Ah, ah, sua, 'loro' madre, non mia,
Nessuna voce più mi dice "Mia madre". Cosa?
Credi che Guido se ne sia dimenticato?
XIII.
Son forse le anime libere così felici che, stordite dal Cielo,
Sulla terra lascian cadere gli affetti e più non soffrono?
Non credo. Solo di recente hanno ricevuto il perdono
Attraverso QUELL’Amore e QUEL Dolore che riconciliano così
Quello che è in Alto e quello che è in BASSO.
XIV.
O Cristo delle cinque piaghe, che guardi attraverso le tenebre
In faccia a Tua madre! considera, ti prego,
Come noi madri mortali restiamo sole, nota
i figli che non sono Cristi e che muoiono con gli occhi altrove rivolti,
E nessuna ultima parola da dire!
XV.
Entrambi i ragazzi morti? ma questo è fuori natura. Noi tutti
Siam stati patrioti, eppure ogni casa deve sempre averne uno.
Siamo stati degli imbecilli a scavare strade fino a un muro;
E, quando l'Italia si è fatta, per quale scopo
Se non abbiamo un figlio?
XVI.
Ah ah ah! quando Gaeta sarà presa, allora cosa?
Quando la bella e crudele regina più non presiederà al suo svago
Di palle infuocate e di morte a schiantare le anime degli uomini?
Quando i cannoni Cavalli con rimbecco finale
Avranno interrotto il gioco?
XVII.
Quando Venezia e Roma celebreranno il loro nuovo giubileo,
Quando la tua bandiera prenderà tutto il paradiso con il suo bianco, verde e rosso,
Quando avrai il tuo paese dalla montagna al mare,
Quando Re Vittorio avrà in testa la corona d'Italia,
(E io i miei Morti) -
XVIII.
Cosa succederà? Non prendermi in giro. Ah, suona le tue campane a bassa voce,
E ardi debolmente le tue luci! Il mio paese è lì,
Sopra la stella puntata dall’ultima vetta innevata:
La mia Italia È LÀ, con la mia coraggiosa Coppia di patrioti,
A spazzar via la disperazione!
XIX.
Perdonami. Alcune donne partoriscono con forza,
Trattenendo il grido del loro dolore con disprezzo di sé;
Ma i dolori del parto delle nazioni a lungo ci doleranno
In un lamento come questo - e siederemo abbandonate
Quando l'uomo-bambino sarà nato.
XX.
Morti! Uno fucilato sul mare d’oriente,
l’altro fucilato sul mare d’occidente.
Morti! entrambi i miei ragazzi! Quando siederete alla festa
E vorrete una grande canzone per l'Italia libera,
Che nessuno guardi me!
Il traduttore, pur apprezzando la poesia in quanto pregevole opera artistica, non ne condivide il messaggio pro-risorgimentale. L'Italia andava unita ma non come avvenne.
I.
Dead ! One of them shot by the sea in the east,
And one of them shot in the west by the sea.
Dead ! both my boys ! When you sit at the
feast
And are wanting a great song for Italy free,
Let none look at me !
II.
Yet I was a poetess only last year,
And good at my art, for a woman, men said ;
But this woman, this, who is agonized here,
— The east sea and west sea rhyme on in her head
For ever instead.
III.
What art can a woman be good at ? Oh, vain !
What art is she good at, but hurting her breast
With the milk-teeth of babes, and a smile at the pain ?
Ah boys, how you hurt ! you were strong as you
pressed,
And I proud, by that test.
IV.
What art's for a woman ? To hold on her
knees
Both darlings ! to feel all their arms round her
throat,
Cling, strangle a little ! to sew by degrees
And 'broider the long-clothes and neat little coat ;
To dream and to doat.
V.
To teach them ... It stings there ! I made them
indeed
Speak plain the word country. I taught them, no
doubt,
That a country's a thing men should die for at need.
I prated of liberty, rights, and about
The tyrant cast out.
VI.
And when their eyes flashed ... O my beautiful eyes ! ...
I exulted ; nay, let them go forth at the wheels
Of the guns, and denied not. But then the surprise
When one sits quite alone ! Then one weeps, then
one kneels !
God, how the house feels !
VII.
At first, happy news came, in gay letters moiled
With my kisses, — of camp-life and glory, and how
They both loved me ; and, soon coming home to be
spoiled
In return would fan off every fly from my brow
With their green laurel-bough.
VIII.
Then was triumph at Turin : Ancona was free !'
And some one came out of the cheers in the street,
With a face pale as stone, to say something to me.
My Guido was dead ! I fell down at his
feet,
While they cheered in the street.
IX.
I bore it ; friends soothed me ; my
grief looked sublime
As the ransom of Italy. One boy remained
To be leant on and walked with, recalling the time
When the first grew immortal, while both of us strained
To the height he had gained.
X.
And letters still came, shorter, sadder, more strong,
Writ now but in one hand, I was not to faint, —
One loved me for two — would be with me ere long :
And Viva l' Italia ! — he died for, our
saint,
Who forbids our complaint."
XI.
My Nanni would add, he was safe, and aware
Of a presence that turned off the balls, — was imprest
It was Guido himself, who knew what I could bear,
And how 'twas impossible, quite dispossessed,
To live on for the rest."
XII.
On which, without pause, up the telegraph line
Swept smoothly the next news from Gaeta : — Shot.
Tell his mother. Ah, ah, his, ' their ' mother, — not
mine, '
No voice says "My mother" again to
me. What !
You think Guido forgot ?
XIII.
Are souls straight so happy that, dizzy with Heaven,
They drop earth's affections, conceive not of woe ?
I think not. Themselves were too lately forgiven
Through THAT Love and Sorrow which reconciled so
The Above and Below.
XIV.
O Christ of the five wounds, who look'dst through
the dark
To the face of Thy mother ! consider, I pray,
How we common mothers stand desolate, mark,
Whose sons, not being Christs, die with eyes turned away,
And no last word to say !
XV.
Both boys dead ? but that's out of nature. We
all
Have been patriots, yet each house must always keep one.
'Twere imbecile, hewing out roads to a wall ;
And, when Italy 's made, for what end is it done
If we have not a son ?
XVI.
Ah, ah, ah ! when Gaeta's taken, what then ?
When the fair wicked queen sits no more at her sport
Of the fire-balls of death crashing souls out of men ?
When the guns of Cavalli with final retort
Have cut the game short ?
XVII.
When Venice and Rome keep their new jubilee,
When your flag takes all heaven for its white, green, and
red,
When you have your country from mountain to sea,
When King Victor has Italy's crown on his head,
(And I have my Dead) —
XVIII.
What then ? Do not mock me. Ah, ring your bells
low,
And burn your lights faintly ! My country is there,
Above the star pricked by the last peak of snow :
My Italy 's THERE, with my brave civic Pair,
To disfranchise despair !
XIX.
Forgive me. Some women bear children in strength,
And bite back the cry of their pain in self-scorn ;
But the birth-pangs of nations will wring us at
length
Into wail such as this — and we sit on forlorn
When the man-child is born.
XX.
Dead ! One of them shot by the sea in the east,
And one of them shot in the west by the sea.
Both ! both my boys ! If in keeping the feast
You want a great song for your Italy free,
Let none look at me !
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