Gaeta, una tranquilla cittadina del basso Lazio, non era mai stata al centro di eventi così straordinari. I suoi tre mausolei, a lungo considerati tombe monumentali, si sarebbero rivelati da lì a poco dei pozzi stellari, voragini sullo spazio-tempo che da Gaeta conducevano ad altri mondi.
Ovviamente nessuno in città poteva anche lontanamente immaginare qualcosa di tanto assurdo. Il solo a saperne qualcosa era il guardiano dei pozzi stellari, un assistente scolastico dai modi un po' stralunati che passava la maggior parte del suo tempo a parlare con il distributore automatico di caffè, emettendo strani suoni che solo un orecchio attento e galatticamente preparato avrebbe potuto riconoscere come un dialetto di Mercurio.
Gaeta era in realtà un porto stellare, l'unico vero motivo per il quale la NATO d'accordo con la base ENI si ostinava a mantenere presidi in città. La grande nave ormeggiata a Gaeta Vecchia serviva da specchietto per le allodole, mentre agenti segreti della CIA conducevano ricerche nei sotterranei della città, molto più antichi di quanto gli storici locali e le vecchie mappe del genio militare borbonico avessero mai descritto...
Ma l'evento che avrebbe definitivamente sconvolto la comunità gaetana sarebbe avvenuto da lì a breve. La Montagna Spaccata, una formazione rocciosa che aveva resistito ai secoli, iniziò a liquefarsi come argilla, costringendo i venditori ambulanti e i preti del Santuario della Trinità a una fuga precipitosa. Al suo posto andava emergendo un'altissima torre, ben più alta del campanile della Cattedrale e del Comune; era costruita in un metallo alieno, nero come la notte, e terminava allargandosi come la sommità di un imbuto.
In un lampo, una saetta lacerò il cielo altrimenti sereno e sgombro di nubi, e un tuono ipersonico fece tremare la terra: un vapore violaceo iniziò a strisciare fuori dal pozzo, e attraverso il vapore emerse una figura a bordo di una moto spaziale: era il Generale di Saturno, Lucio Munazio Planco in persona!
La scena lasciò tutti i cittadini di Gaeta senza parole. Nessuno riusciva a credere ai propri occhi. Qualcuno dimenticò persino che la Pasqua era alle porte e che presto avremmo mangiato il tortano. Ma la cosa più sorprendente di tutte fu il Generale, che si rivelò un tipo decisamente simpatico e alla mano. Invece di parlare del suo pianeta o della sua missione in latino, l'unica lingua terrestre che conosceva, si fece portare subito un piatto tipico per saggiare il grado di civiltà raggiunto dai terrestri: qualcuno, non diciamo chi per non fare pubblicità occulta, gli porse una tiella di polpi.
"Non ci posso credere!" esclamò il Generale Planco, che sembrava in estasi. "La notizia della nostra vittoria sui Polpi di Giove mi ha preceduto. Grazie per il graditissimo omaggio, questa tiella è il massimo. Devo portare la ricetta a Saturno!".
Giubilo e tripudio che nemmeno il matrimonio di Re Ladislao.
La giornata si concluse con una passeggiata sopra il Colle dove tutti, il Generale incluso, snocciolarono aneddoti gustosi sugli ultimi duemila anni di storia della città.
Jason R. Forbus
tra una e-mail e l'altra questo 29 marzo 2023 a Gaeta
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