mercoledì 1 agosto 2018

Il cannone che ha smesso di parlare

Chi, da bambino, non ha giocato a pallone a Villa Traniello? Nel periodo estivo era l'occasione per noi indigeni di incontrarci - e scontrarci - con i nostri coetanei in villeggiatura. Non mi riferisco al tipo di villeggiante da B&B dei giorni nostri, ma a quei bambini che con la famiglia si trasferivano a Gaeta per 1, 2, anche 3 mesi ed oltre. Vacanze d'altri tempi, nemmeno lontani a pensarci, ma che oggi sembrano distanti anni luce.
Quando il super santos finiva nel recinto del monumento ai caduti era sempre un parapiglia per decidere chi dovesse andare a recuperarlo. Quante volte mi è toccato!
Saranno oltre vent'anni che ci passo senza però scavalcare più il recinto. Strana la vita: un gesto che fino a ieri era abitudine, all'improvviso e senza nemmeno accorgertene ti diventa estraneo.
In quei giorni i cannoni mostravano ancora la loro bocca cilindrica e magnificamente spalancata, spesso purtroppo colma anche di cartacce e altra immondizia; io fantasticavo sulle battaglie in cui avevano ruggito sputando palle di ferro infuocate su navi e reggimenti nemici, e chissà che con i dovuti accorgimenti non potessero funzionare ancora e aiutarmi a salutare il mattino con qualche ruggito...

Non mi parli più, vecchio cannone.
Chissà che ti sia offeso
per non averti portato
nelle mie battaglie.

Avresti sbaragliato i miei errori
le mie paure le mie incertezze
in un colpo solo!

Come sognavamo
di ricostruire il mondo
per gioco:

il piccolo generale
e il suo drago sputa fuoco.

Ti prometto che a guerra finita
tornerò a giocare:

niente e nessuno
allora, ci potrà più fermare.


di Jason R. Forbus

Monumento ai Caduti, Piazza Traniello in Gaeta

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