Sono
stato definito “un Sognatore Pragmatico” – e la domanda sorge spontanea: cosa
se ne fa un sognatore del pragmatismo?
Fossi
stato avido, fossi stato ambizioso, questo mio pragmatismo sarebbe servito a
qualcosa, se non a qualcuno. Uno scopo degno di finire in un libro di storia:
ricchezza, potere... a che pro?
Fossi
stato sognatore soltanto, la marea della vita mi avrebbe già travolto, con i
suoi mille interrogativi cui è impossibile dare risposta; avrei tentennato
nelle cose per me più importanti, e degne di esser vissute, o forse ne avrei
vissuta una, prendendo fuoco nella notte, come uno stregone immolato al suo
sapere.
E
invece, da sognatore pragmatico, mi ritrovo a centellinare sogni (che sono preziosi),
a godere appagato, seppure per pochi istanti, degli sprazzi di bellezza che
improvvisi, fra grigiume e lordure, si mostrano ai miei occhi.
Badate,
si tratta di piccole cose, che per me sono grandi. Sarebbe difficile mostrarvi
i miei “pensieri felici”, e facendolo rischierei di rovinarli. Bisogna,
appunto, sognare, noi che abbiamo la fortuna di poterlo fare, ma anche farsi
custodi di questi sogni, tesori che vanno sì condivisi, ma con misura e
bellezza. Mostrare piuttosto che sfoggiare.
Si è
istituita una società di consumatori per
il bene del progresso; ma noi
possiamo essere sognatori pragmatici, e progredire senza farci venire un’indigestione
o ammalarci. Possiamo vivere e sognare senza dilapidare la bellezza che abbiamo
faticosamente raccolto. Soffermandoci a riflettere, che diventa sempre più
difficile, ora che distrarsi è così facile.
Di Jason
R. Forbus
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