Gómene aggrovigliate
attimi perduti, mai emersi a
galla.
E dire che è un mare feroce,
il nostro
che restituisce relitti e
tesori
anche quelli che non vorremmo più
avere.
“Femmina a bordo reca sventura”:
ma è un vento questo tuo respiro
che mi porta su isole strane
ove muoio e rinasco ogni
giorno.
Eccomi, sole marinaio
risorgo dalla sbornia dei tuoi
baci;
solo tu puoi dissetare
la mia sete di naufrago.
A quali stelle rivolgere lo
sguardo,
se non i tuoi occhi?
Torna presto a travolgermi
come un’onda
ché questa bonaccia fa
paura...
Il dolce rollio che va
nascendo
e che smuove l’oceano
lo devo al tuo sorriso.
Infine avvinta a me,
polena dal cuore pulsante
insegnami a ballare
nell’eterna traversata
del nostro valzer d’oltremare.
di Jason R. Forbus
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