giovedì 21 luglio 2011

Lo Straniero


Da qualche parte in Arkansas, uno sceriffo così parlò a un condannato:

Ascolta, straniero
ho visitato tutti i paesi
dove giuri di essere stato
ma nessuno ricorda il tuo volto.

Forse l’hai perduto
in quella città di pietra
dove hai imparato ad odiare;
forse te l’ha rubato il vento
su quelle dannate montagne,
o forse è affogato in quel fiume
che sembrava profondo
come il sonno alla fine del giorno.

Forse, dico, forse
ti è caduto
su quel sentiero polveroso
e giace sepolto
con i tuoi anni ribelli.

Quella donna dice
di non averti mai amato
e il parroco è pronto a giurare
di non averti mai battezzato.

Mi dispiace, straniero
se questa sera non berrai whisky
e non cavalcherai in sella al tuo destriero,
mi dispiace se giunto il tramonto
la tua bisaccia resterà vuota;

ma non disperare, e ricorda:
a tutti gli uomini un giorno
deve sorrider la forca.

E tu considerati fortunato
perché ti seppelliremo
lontano da ogni frastuono,
laggiù in quel prato.

Nessuno fra noi ricorda il tuo volto,
ma giuro che lo cercherò
finché sarò morto,
e quando infine lo avrò trovato
al mondo mostrerò
il riso ed il pianto
di un condannato.

Quando la corda si tese, lo sceriffo si calcò il cappello sulla testa e dai gradini scese. Così cominciò la sua leggendaria cerca di quel volto dannato per apprendere se qualcuno al mondo lo avesse mai amato.


di Jason R. Forbus

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