venerdì 15 aprile 2011

Diario di un'Occupazione - per le generazioni a venire!

Resta Protesta

Diario dell’occupazione del “Liceo Artistico Statale A.G. Bragaglia” sede di Cassino, anno scolastico 2004-2005 . Per le generazioni a venire!

Non è stato facile. Intendo coinvolgere tanti ragazzi verso un solo obiettivo.
A settembre, quand’è iniziata la scuola, sembrava che non si sarebbe smosso nulla. Un immobilismo e una calma, una calma enorme. Difficile combatterla. Difficile battersi per cambiare in meglio quando non c’è nessuno che ti appoggia, e ovunque ti volti vedi indifferenza.
La mattina a scuola, durante le ore di disegno: manca tutto, di attrezzature adeguate manco a pagarle. A pagarle, innanzitutto. Fosse una scuola privata, potrei capirlo, invece… ci si fa l’abitudine a questa situazione, nessuna meraviglia se la classe non può affrontare un progetto per mancanza di materiale. È sempre stato così, e sempre lo sarà (?).
Un vento diverso invece ha soffiato. Fra ottobre e novembre migliaia di studenti, mossi a protesta contro la riforma Moratti, sono scesi in piazza per far sentire la propria voce.
Era chiaro, però, che le manifestazioni da sole non avrebbero approdato a molto. Bisognava lanciare un messaggio, gridare forte nelle orecchie di chi vuol farsi credere sordo. Cavalcando a pieno l’onda degli eventi, quindi, e appoggiati da altre venti e passa scuole della provincia di Frosinone, noi del Liceo Artistico “A. G. Bragaglia” di Cassino decidemmo di occupare a dicembre.
Prefissato dunque il giorno fatidico quella mattina, al suonare della campanella ci presentiamo puntuali e sorridenti a scuola. Dietro le nostre spalle non ci sono zaini, ma dei caldi sacchi a pelo e pesanti coperte per la lunga e gelida notte a venire.
Viene proclamato lo stato d’agitazione, tutti giù in palestra. Segue una discussione lunga e snervante fra rappresentanti di classe e d’istituto con il señor Preside. La prima mossa è fatta, scacco al Re. Adesso bisogna aspettare la polizia, che arriva soltanto a pomeriggio inoltrato, verso le sei. A quell’ora in molti se ne sono già tornati a casa. È l’ora più difficile, se mi è permesso giocare con la storia. Comunque siamo là, nervosissimi. In tutto una quarantina. Due agenti (ci tengono a presentarsi come “padre e madre di famiglia”) dicono che siamo ancora in tempo a desistere, a rinunciare. Rischiamo una denuncia, non si scherza mica. I rappresentanti chiedono cinque minuti per parlare ai ragazzi, che si protraggono a un quarto d’ora. Allora? Occhiate d’una fissità profonda fra noi ragazzi: non possiamo tirarci indietro dopo tutto questo. Sia denuncia, i sedici ragazzi che pongono la loro firma su quel terribile foglio di carta credono fermamente in ciò che stanno facendo. Ammetto con orgoglio che la mia firma era fra quelle sedici.

Liceo Artistico Statale "A. G. Bragaglia", Cassino

Ci organizziamo per trascorrere la notte: le porte, che il Preside in combutta con i bidelli ha lasciato aperte (!), vengono chiuse con catene e lucchetti, così da evitare l’accesso a esterni.
Siamo in tutto sei ragazzi, ma quella sera si passano dei bei momenti insieme. Ridiamo a cuor leggero, dimenticando quasi che poche ore prima abbiamo preso una decisione molto importante. Se mater e pater familiæ non mentivano e la storia della denuncia penale è vera, beh… ci siamo macchiati a vita. Come fossimo dei comuni criminali. Credere in qualcosa costa caro, non trovate? …
Il mattino seguente escono fuori pesanti discrepanze fra di noi. La quasi totalità degli studenti appoggia l’occupazione, ma non possono né vogliono restare all’interno dell’istituto dopo il termine delle lezioni. Qualsiasi cosa venga detta resta aria, tanto si torna sempre allo stesso punto. Delusi e stanchi i rappresentanti sono costretti a sciogliere l’occupazione. A malincuore, viene inoltrata la richiesta di autogestione. Accettata. È la forma di protesta “soft” che le autorità ci hanno consigliato dal principio della faccenda. Hanno vinto loro.
Tutto quel che era stato fatto viene cancellato da due settimane di autogestione a sfascio. Ci anticipiamo le vacanze di Natale.
Rientrati a scuola, è tornato tutto alla normalità non fosse che abbiamo perso in stima agli occhi di molti professori. Possiamo capirli.
Altri professori invece, analizzando più a fondo la questione, hanno comunque colto le motivazioni che erano alla base della nostra occupazione ed in essa intravisto i primi passi di un gruppo di adolescenti nel difficile cammino che porta a essere uomini e donne coscienti del proprio ruolo sulla nostra cara, vecchia Terra. Con un sorriso, avranno rivisto se stessi com’erano da giovani.
E la nostra, resta protesta. Vera.

di Jason R. Forbus, alias Wolf

2 commenti:

  1. Risposte
    1. Da qualche parte ho una foto spettacolare, la stessa che pubblicammo sul primo numero di AR :_-)

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